Airpocalypse: perché milioni di cinesi stanno fuggendo dalle città
Una terrificante ondata di smog sta costringendo 400 milioni di cinesi a fuggire dalle loro case
“Airpocalypse”: la parola è inglese, ma l’origine cinese. Crasi tra “air” e “apocalypse”, due parole delle quali non crediamo di dovervi spiegare il significato, è il termine informale che viene utilizzato ormai da qualche anno ogni volta che in Cina il livello di inquinanti nell’aria supera i livelli di guardi; un problema che si ripresenta a intervalli regolari ormai da anni, e che colpisce in particolar modo le aree più industrializzate del Paese – il che, considerando che la Cina è una delle maggiori potenze del mondo, con una crescita media di quasi il 10% tra il 1988 e oggi, significa grosse fette di territorio. In questi giorni, Pechino e dintorni sono finite in mezzo a un altro caso di airpocalypse, il peggiore del 2016 secondo il rapporto di Greenpeace, che scrive come “i livelli di inquinamento di 23 città […] colpiscono una popolazione pari a quella di Stati Uniti, Canada e Messico, sommate”. L’evento sta colpendo quasi 500 milioni di persone, 200 milioni delle quali si trovano in aree dove il livello di smog è “pericoloso”: il risultato è un esodo di massa, con il principale sito di viaggi online cinese, Ctrip, che prevede almeno 150.000 partenze per l’estero nei prossimi giorni (destinazioni predilette: Australia, Maldive, Giappone).
A vedere le foto e i video che arrivano dalla Cina sembra di assistere alle prove generali di un qualche film postapocalittico: su Weibo, l’equivalente cinese di Twitter, sono comparse per esempio le foto di una scuola evacuata, con gli studenti costretti a seguire le lezioni in giardino:
On Weibo now: 400 students in Henan, Anyang, taking exams outdoors in heavy smog. #airpocalypse pic.twitter.com/KEomFLSlNh
— What’s On Weibo (@WhatsOnWeibo) 21 dicembre 2016
Mentre l’account di Greenpeace Asia ha postato questo video, girato nella città di Tangshan:
Wondering what northern China’s #airpocalypse really feels like? This was the view in suburban Tangshan, Hebei province, yesterday afternoon pic.twitter.com/hsJS2w8NZF
— Greenpeace East Asia (@GreenpeaceEAsia) 20 dicembre 2016
Il Guardian ha raccolto altre testimonianze dalla Cina, come quella di Lauri Myllyvirta, attivista finlandese di Greenpeace che si è fotografato con una maschera «che mi fa sembrare Darth Vader»: la sua unica protezione contro lo smog.
Had both air purifiers in bedroom for the night so kitchen and living room had hazardous levels in the morning. pic.twitter.com/kTv6MKnIDT
— Lauri Myllyvirta (@laurimyllyvirta) 19 dicembre 2016
China News ha pubblicato su Twitter un’immagine terrificante, che mostra il cielo di Pechino passare dall’azzurro al giallo morte nel giro di poche ore, lo scorso venerdì (giorno dell’inizio dell’allerta meteo):
See how heavy #smog descends on Beijing on Friday, as the Chinese capital issues 2016’s first red alert for air pollution (Xinhua/Jiang Yan) pic.twitter.com/yQP9zjDnuv
— China Xinhua News (@XHNews) 16 dicembre 2016
(c’è persino chi ha creato un’App che aiuta a sopravvivere alle airpocalypse)
La Cina ha un problema di smog, dunque, e il motivo è presto spiegato: le industrie del Paese si affidano ancora al carbone come fonte principale di energia, e il risultato, come ha spiegato al Guardian l’attivista di Greenpeace Dong Liansai, è che «lo smog si riempie di particelle di PM2.5, che causano problemi di salute gravi come cancro al polmoni, asma e infarto». Fa sorridere amaramente in questo senso una delle comunicazioni delle autorità cinesi, che hanno spiegato di aver multato 388 persone colpevoli di aver acceso un barbecue in giardino: pensare che 388 barbecue possano inquinare più di un’industria da 4.000 miliardi di dollari di fatturato l’anno è un’evoluzione mentale degna di 1984.
C’è una speranza per il futuro? Forse sì. Come spiega ancora Myllyvirta, i picchi di smog di questi anni sono conseguenza della scelta del governo cinese di stimolare l’economia lanciando una serie di progetti edili in giro per il Paese, che a loro volta hanno fatto aumentare il prezzo dell’acciaio e spinto i produttori (che sono sottoposti a regolamentazioni piuttosto lasse) a far esplodere l’offerta. Il risultato sono gli episodi di airpocalypse che si moltiplicano con il passare del tempo, e che il governo stesso sta cercando di limitare grazie a nuove norme sulla produzione industriale e alla promozione di un’economia più verde.
Nel frattempo, però, resta l’esodo di milioni di cinesi (almeno quelli che riescono a partire, visto che lo smog ha bloccato diversi aeroporti in giro per il Paese), e la preoccupazione per il futuro in un mondo in cui il futuro presidente degli Stati Uniti fa di tutto per negare il problema del cambiamento climatico e per inimicarsi proprio la Cina – una scelta strategica non delle più furbe, considerando che una collaborazione attiva tra i due maggiori Paesi inquinanti al mondo potrebbe aiutare parecchio a combattere il cambiamento climatico nel mondo.
Non ci resta che chiudere con una preghiera: aiutaci, Elon Musk, sei la nostra unica speranza.
(le foto della gallery sono tratte da:
http://www.abc.net.au
https://www.theguardian.com
https://www.ft.com
https://telegraph.co.uk
https://newsweek.com
https://www.nytimes.com/